Il Tango è un ballo popolare che significa incanto ed eleganza. Ai suoi inizi però il tango era molto differente, poiché era il ballo degli argentini poveri. Oggi il tango si balla in tutti i paesi del mondo.

Il termine “Tango” iniziò a diffondersi a Buenos Aires verso il 1820, riferito ad un tipo di percussione usata dagli afroamericani. Può sembrare una forzatura associare questo significato con la danza che, sebbene almeno in apparenza porti lo stesso nome, si diffuse sessantanni dopo.

Ecco il perchè: Nel 1800 Buenos Aires è la città dove “far fortuna”. Nonostante la durezza dei lavori disponibili, data la grande disponibilità di manodopera, i salari erano piuttosto miseri. Famiglie di Italiani, Francesi, Ungheresi, Ebrei e Slavi, cui presto si unirono schiavi liberati e Argentini della seconda e terza generazione, provenienti dalle pampas, convivevano in squallidi appartamenti in quartieri costruiti dal nulla, detti “Orilla”, creando una miscela unica e irripetibile di tradizioni etniche e culturali che è diventata l’ingrediente magico di un processo creativo.

L’Argentina divenne sempre più un paese di immigrati, la cui componente italiana fu quella maggioritaria. Nel periodo che va dal 1880 a prima della seconda guerra mondiale nel 1914, gli ingressi in Argentina furono di oltre 2 milioni di persone.

Nel 1885 il censimento degli abitanti di Buenos Aires metteva in evidenza che su un totale di 663.854 abitanti il 27,3% fossero di origine italiana seguiti dal 22,6% di porteños. Vi era anche un 12% di spagnoli, oltre a francesi, inglesi, tedeschi, austriaci, russi, turchi, svizzeri, belgi, polacchi e uruguaiani. 

Nei vicoli dell’Orilla, i nuovi Argentini condividevano un destino di disillusione e disperazione, da cui ben presto emerse una speranza comune rappresentata da una volontà di fuga, sia pure soltanto momentanea, dall’oppressione, sentimento forte espresso in canzoni, cantate in “Lunfardo“, il dialetto degli emarginati, sorta di lingua comune fortemente influenzata dal Francese e dall’Italiano.

Le canzoni cantavano la tristezza delle persone, ma anche la loro felicità e le loro gioie. Cantavano la nostalgia e la distanza, ma anche le speranze e le aspirazioni. Cantavano la solitudine, ma anche la lealtà e la fratellanza nell’avversità. La canzone, come in tante altre parti del mondo, divenne la consolazione in musica dell’uomo. E la canzone richiede come suo completamento espressivo la danza ed è così che nel vicoli di Buenos Aires, è nato il tango. 

LE ORIGINI
Alle origini del Tango Argentino troviamo il Canyengue, intorno al 1880. Tipici i movimenti rapidi e corti (arrabalero). Soppiantato negli anni quaranta.

La gente della pampa, i Gauchos, portano la Payada, un’antica forma di poesia popolare caratteristica delle feste di paese: il Payador improvvisa sei versi endecasillabi, seguiti da un caratteristico stacco di chitarra. Intorno al 1870 la payada si evolve e ad essa si unisce il ballo: è la Habanera, danza spagnola diffusasi a Cuba e portata dai marinai fino alle due sponde del Rio della Plata, che si diffonde ma immediatamente si trasforma, assumendo l’andamento caratteristico e insolito di una camminata in cui l’uomo avanza e la donna indietreggia. Nasce così la Milonga (che in Spagnolo significa festa), e milonguear significa passare la notte alternando canto e ballo.

Dal porto di Buenos Aires arriva anche il Candombè, danza caratteristica dei neri (che avevano abitato un piccolo borgo nella parte vecchia prima di scomparire decimati dalla febbre gialla), in cui le coppie ballano separate ma molto vicine, abbandonandosi a sensuali movimenti pelvici.

Sono gli ingredienti che si fondono nel Tango

LA MUSICA
Il tango utilizza per le sue esecuzioni uno strumento, forse inventato o forse popolarizzato dal musicista tedesco Heinrich Bandil bandoneón, una sorta di fisarmonica di legno con dei fori la cui apertura o chiusura con i polpastrelli produce le note, e che ha la caratteristica di cambiare la nota a seconda se il mantice viene compresso o invece dilatato. 

Pur essendo una musica molto sincopata, non utilizza strumenti a percussione ed anche gli altri strumenti utilizzati vengono suonati in modo del tutto particolare per dare forti accenti di battuta e segnature ritmiche. 

Il Tango argentino ha sempre continuato ad evolversi e negli ultimi anni si è affermato un genere conosciuto come Tango elettronico le cui note accompagnano le esibizioni dei migliori ballerini contemporanei. Nel tango elettronico sono da evidenziare le orchestre: Gotan Project, Tanghetto, Narcotango, Electrocutango e Bajofondo Tango Club.

La sua struttura armonica, però, è tipicamente italiana. La metà del peso culturale del Tango è originaria dall’Italia. I nomi dei maggiori compositori di musica a partire dai primi anni del Novecento fino all’età d’oro, quella degli anni ’30 e ’40, Aníbal Troilo, Juan D’Arienzo, Carlos Di Sarli, Osvaldo Pugliese, sono tutti figli d’italiani. Lo stesso compositore e direttore d’orchestra Astor Piazzolla aveva il padre pugliese. 

IL BALLO
Il Tango è un pensiero triste che si balla” (così disse Enrique Santos Discépolo), è un ballo basato sull’improvvisazione, caratterizzato da eleganza e passionalità. Il passo base del tango è il passo in sé, dove per passo s’intende il normale passo di una camminata. Essendo un ballo di improvvisazione, in pista non esiste l’idea di sequenze di passi predefinite, e sta alla fantasia dei ballerini costruire come in un dialogo il proprio ballo.

La posizione di ballo è un abbraccio frontale asimmetrico in cui l’uomo con la destra cinge la schiena della propria ballerina e con la sinistra le tiene la mano, creando quindi una maggiore distanza tra la spalla sinistra dell’uomo e la destra della donna.

Poche regole semplici dettano i limiti dell’improvvisazione: l’uomo guida, la donna segue.
Fondamentalmente è l’uomo che chiede con un linguaggio puramente corporeo alla propria ballerina di spostarsi. Tuttavia, per motivi didattici sono state introdotte delle sequenze con passi predefiniti, come la Salida basica. 

Il Tango Argentino è caratterizzato da tre ritmi musicali diversi ai quali corrispondono altrettante distinte tipologie di ballo:

Il Tango, la Milonga e il Vals (Vals criollo).

Musicalmente il Tango ha un tempo di 4/4 o 2/4, come la Milonga. Il Vals che, come tutti i valzer, ha un tempo di 3/4, viene ballato su 4 battute.

I ballerini di Tango praticano differenti stili, facenti capo a grandi interpreti delle sue fasi storiche, o ai quartieri di Buenos Aires o cittadine nella sua vicinanza, dove si sono contraddistinti. Vengono spesso ricordati José Benito Ovidio Bianquet detto “El Cachafaz”, o Carlos Gavito recentemente deceduto e noto per aver introdotto un tipico abbraccio “sbilanciato”, Gustavo Naveira, Fabian Salas e Pablo Veron, a cui si deve gran parte dell’evoluzione del tango moderno.

GLI STILI DI BALLO

Lo stile Milonguero è caratterizzato da un abbraccio stretto e movimenti contenuti e adatti agli spazi ristretti. Uno stile sobrio, semplice e passionale. 

Il Tango Salón nato nel passato nei salotti dell’aristocrazia, è caratterizzato da abbraccio più largo rispetto al milonguero, maggior rispetto per l’asse, una ricerca per l’eleganza e la spettacolarità del movimento.

Negli show o spettacoli vari sia in teatro che nelle strade i ballerini si esibiscono nello stile detto “Tango Escenario (show)” caratterizzato da figure coreografiche e passi di forte effetto spettacolare, ma meno “sinceri” rispetto al tango argentino tradizionale.

Negli anni ’60 e ’70 si afferma il Tango Fantasia, che molto si distacca dal Tango tradizionale. Negli anni 2000 si è sempre più affermato un genere noto come Tango Nuevo ballato soprattutto sulle note del Tango elettronico. Un movimento vero e proprio si è venuto a creare attorno alla ricerca costante di nuove forme di movimento nel Tango, in Europa e di ritorno nella stessa Argentina. 

Fonte: I Love Tango.